Stiamo tutti vivendo una situazione di emergenza che non ha paragoni nella memoria di ciascuno di noi.
Le priorità sono certamente oggi di natura sanitaria e dobbiamo riconoscere che, da questo punto di vista, chi ci governa ha assunto le misure giuste per contrastare la diffusione del contagio e noi stessi cittadini italiani le stiamo tutti seguendo, salvo marginali eccezioni, con encomiabile rispetto.
L’economia vive di previsioni sulle quali si confrontano le istituzioni nazionali ed internazionali, gli istituti di statistica e le principali agenzie di rating. Queste previsioni orientano pure le scelte della politica e delle imprese.
Con effetti a catena sui consumatori e sulla loro propensione agli acquisti. Poi arriva qualcosa di assolutamente imprevisto che sovverte tutte le ipotesi in precedenza formulate, sconvolge il quadro a livello mondiale e cambia radicalmente da un momento all’altro lo scenario che ci troviamo di fronte.
Storicamente noi italiani siamo sempre stati un popolo di grandi risparmiatori. Una capacità di risparmio utilizzato sia per costruire solidi patrimoni familiari, a cominciare dalla prima casa, sia per finanziare in un passato ormai lontano il nostro debito pubblico in un circuito tutto italiano dove il risparmio privato alimentava una spesa pubblica in costante ascesa, sprovvista di una logica di sostenibilità nel lungo periodo.
Conclusosi il dibattito sulle elezioni in Emilia Romagna, si apre ora quello sulla riforma della prescrizione.
Questo 2019 si chiuderà segnando una crescita praticamente pari allo zero e le previsioni per il prossimo 2020 indicano un’Italia ancora maglia nera in Europa. Non solo rispetto all’area euro, ma dell’intera Europa a 27. Le previsioni della Commissione Europea per il 2020 assegnano infatti al nostro Paese un risicato + 0,4%, unico dato inferiore all’unità dei 27 Paesi dell’Unione che invece, in media, crescono addirittura di un punto in più rispetto a noi (+1,4%).
L’Italia è un Paese che, da sempre, ha posto la “casa di proprietà” come obiettivo da raggiungere per ogni nostra famiglia. Secondo l’ISTAT, infatti, ben l’80% degli italiani vive in una casa di proprietà.
Un illuminante saggio del sociologo Luca Ricolfi (“La società signorile di massa”, La nave di Teseo), appena pubblicato, traccia un quadro della società italiana attuale tanto chiaro e documentato da meritare a buon diritto di diventare un argomento primario di dibattito per tutti coloro a cui affidiamo i destini del nostro Paese.
Come è noto, il perno della manovra finanziaria per il 2020 decisa dal governo - ma, su questo punto, condivisa proprio da tutti, sia maggioranza che opposizione - è la cosiddetta “sterilizzazione” delle clausole IVA (ben 23 miliardi sui complessivi 30 costituenti l’intera manovra).
Guido Piovene scriveva nel suo “Viaggio in Italia”, oltre cinquant’anni fa, che sostenere che l’Italia è un paese statico vuol dire non capirne nulla. “La staticità è nel coperchio o, per essere più precisi, in tutto ciò che chiederebbe chiarezza di pensiero e coraggio intellettuale. Sotto, sebbene in modo opaco, la società italiana è la più mobile, più fluida, più distruttrice d’Europa; assomiglia a quelle acque che scorrono rapidamente, senza però riuscire a smuovere una coltre spessa e dura di foglie impastate di limo che le copre e le fa parere immobili …”.
In un panorama ancora abbastanza confuso in cui le principali misure della manovra 2020 vengono prima annunciate, poi smentite ed il giorno dopo riproposte, emerge tuttavia una tendenza che pare ormai condivisa. Quella di rivedere il tema dei ticket sanitari ed, in generale, le modalità di compartecipazione dei cittadini alla spesa pubblica necessaria per garantire la loro salute.
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