MiniBot: un'utile furbizia

Nel mentre la Commissione Europea propone, per il nostro Paese, una procedura d’infrazione per aver fatto troppo poco per ridurre il peso del nostro ingentissimo debito pubblico, la nostra Camera approva una mozione bipartisan che impegna il governo a pagare i debiti commerciali della Pubblica Amministrazione anche attraverso l’emissione di titoli di Stato di piccolo taglio (i cosiddetti “mini bot”).

Pur trattandosi di un atto di semplice indirizzo e quindi, come tale, privo di qualsivoglia conseguenza concreta, un atto sul quale, peraltro, le opposizioni hanno già fatto marcia indietro (ma si capisce, quando si vota, quel che si sta votando?), il tema non può che destare (ulteriore) preoccupazione sulle modalità di gestione della nostra finanza pubblica e di effettiva volontà di contenimento e riduzione del nostro debito pubblico da parte dei nostri governanti.

Il tema dei pesanti ritardi della Pubblica Amministrazione nel pagamento dei propri debiti alle imprese fornitrici si trascina ormai da decenni senza che alcun governo sia mai riuscito a trovare una soluzione concreta. La stessa UE, per questo, ci ha condannato più volte per violazione dei diritti delle imprese europee (tra cui, ovviamente, rientrano quelle italiane) al soddisfacimento dei loro legittimi crediti. Quindi il problema senz’altro esiste. Eccome. Tuttavia non pare proprio che la soluzione prospettata possa avere efficacia reale in questa direzione.

Infatti, o i mini bot sono moneta e si pensa con ciò di liberarsi dei propri debiti attraverso tale strumento e allora si violano palesemente i trattati europei che vietano la circolazione di moneta diversa da quella legale (l’euro), ovvero si tratta di nuovo debito e allora non se ne capisce proprio l’utilità.

Ma c’è di più. Si dice che non si sarà obbligati ad accettare questi mini bot a saldo dei propri crediti. È solo una facoltà. L’alternativa: mettersi l’animo in pace ed aspettare. Ma questo, diciamolo con chiarezza, è un ricatto. Non è così che uno Stato serio si comporta con i suoi cittadini.

In tutto questo il semplice annuncio di una possibile misura del genere ha innalzato immediatamente lo spread (che ha ormai superato quello dei titoli della Grecia), rafforza i timori di un’Italexit (di cui la creazione di una sorta di moneta parallela costituirebbe il preludio) ed, in sintesi, rende ancor più difficile il percorso di risanamento della nostra finanza pubblica ed il già di per sé complicato rapporto con l’Europa ed i mercati.

Le preoccupazioni di Moody’s in questo senso non si son fatte attendere.
Ne valeva allora davvero la pena?

Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti

12/06/2019 Il Messaggero Veneto