Maggioranza e FCA, poche idee e anche confuse

Divampa la polemica sulla notizia che il gruppo FCA, la Fiat per intenderci, avrebbe chiesto un finanziamento pubblico per 6,3 miliardi usufruendo delle norme del cosiddetto Decreto Liquidità. Qualcuno è arrivato a dire che chi chiede ingenti finanziamenti allo Stato, allora dovrebbe riportare la sua sede in Italia. E’ noto infatti che il gruppo FCA ha sede legale ad Amsterdam.

Per affrontare nel modo giusto la questione bisogna innanzitutto partire dai fatti. FCA Italia con sede a Torino (e non il gruppo FCA, con sede ad Amsterdam) chiede una garanzia del 70% da parte dello Stato italiano (e non un finanziamento), per il tramite della SACE, su un prestito che, previa istruttoria, verrà concesso da una banca italiana, nel caso di specie Intesa San Paolo. In ogni caso, per poter ottenere un finanziamento di tale entità, a termini di legge, questa società deve aver sviluppato in Italia nel 2019 un fatturato di almeno quattro volte (25,2 miliardi), ovvero aver sostenuto costi per personale dipendente per almeno la metà (3,15 miliardi). Inoltre, sempre per poter ottenere il prestito bancario parzialmente garantito dallo Stato, questo dovrà “essere destinato a sostenere costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia” (art. 1 DL Liquidita).

FCA Italia ha oggi circa 55 mila dipendenti nel nostro Paese (in 16 fabbriche e 26 poli di ricerca e sviluppo) ed ovviamente alimenta un indotto considerevole di altre imprese, sempre italiane. Tutto questo, è bene ricordarlo sempre, fa Pil Italia. Il dato tanto importante per misurare la crescita (o, nel caso dell’anno in corso, la minore frenata) del nostro Paese ed il denominatore altrettanto importante della frazione che misura il peso del nostro debito pubblico.

Quindi non può essere definito ininfluente il contributo che può essere fornito da questa impresa nazionale e dal suo indotto, sempre italiano, in termini di produzione ed occupazione per il nostro Paese. Come pure deve essere valutato che negare una tale opportunità ben difficilmente convincerà i vertici FCA a riportare la sede in Italia, quanto piuttosto a spostare i propri stabilimenti all’estero. E va pure aggiunto che uno Stato garante di un prestito a favore di una multinazionale avrebbe certamente più peso nell’indirizzo della politica industriale nel nostro Paese e nelle relazioni che a questa inevitabilmente si collegano.

Ma la cosa più stupefacente di questa polemica è che ad alimentarla siano principalmente esponenti, per di più autorevoli, della stessa maggioranza di governo. Quella maggioranza che proprio quel Decreto Liquidità ha scritto e si appresta a votarne la sua definitiva conversione in legge, presumibilmente a colpi di fiducia.

Viene da domandarsi allora, se quella legge fosse sbagliata, con chi ce la dovremmo prendere, con chi l’ha scritta o con chi si limita ad usufruirne? In altre parole, chi siede al governo non darebbe migliore prova di sé se, invece di gridare allo scandalo (a chi poi?), si assumesse la responsabilità di proporre e motivare una modifica?

Per le ragioni che ho cercato di illustrare, non credo che, una volta tanto, la norma in questione favorisca qualcuno a scapito di un valido interesse generale. Ma non può non notarsi con sconforto le poche idee, per di più confuse, con cui si continua ad affrontare questa grave emergenza.

Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti

20/05/2020 Il Messaggero Veneto