Il vero prezzo dell'evasione fiscale

Abbiamo più volte parlato di evasione fiscale. Al di là delle definizioni tecniche, mi riferisco in questo caso alla scelta consapevole e volontaria di tenere comportamenti illegali sottraendo alla collettività, tenendole per sé, risorse finanziarie frutto della propria attività lavorativa altrimenti dovute allo Stato ed alle altre istituzioni pubbliche.

Non mi riferisco in questo caso né ai potenziali errori che può compiere il contribuente nell’interpretare in buona fede norme oggettivamente complesse e di difficile lettura né al sottobosco dell’economia illegale che, pur esistente, appartiene a chi, a monte, ancor prima del dovere fiscale, ha scelto di contravvenire a ben altre regole della convivenza civile.

Mi riferisco a chi si è sentito legittimato a versare meno del dovuto perché il carico fiscale imposto dalle leggi è oggigiorno troppo elevato (vero), perché poi lo Stato spende male queste risorse faticosamente conseguite (abbastanza vero) o semplicemente perché così fan tutti (meno vero).

Dimenticando che il dovere civico che insegniamo a scuola ai nostri ragazzi è quello di rispettare tutte le leggi esistenti, sempre con la possibilità di contrastarle democraticamente, fino a promuoverne la loro abolizione o modifica, se si ritengono ingiuste o comunque inadeguate.

Queste scelte comunque consapevoli e volontarie hanno contribuito a sottrarre disponibilità alla collettività nazionale per circa 100 miliardi. Pari al costo dell’intera sanità del nostro Paese.

Ed è qui che volevo arrivare.

Oggigiorno l’emergenza sanitaria mette a nudo la drammatica carenza di risorse di cui disponiamo per far fronte alla cura dei tanti malati che l’improvvisa infezione da coronavirus ha costretto al ricovero negli ospedali italiani.

In questa situazione ricordiamoci sempre che la nostra sanità non è gratuita, è pubblica. Che è cosa ben diversa. Questo sistema sanitario è infatti sostenuto dai soldi dei contribuenti. Ed assiste tutti, anche coloro che consapevolmente, sottraendo parte delle risorse altrimenti dovute, hanno scelto di non contribuire al suo sostentamento.

Se allora ci diciamo che questa emergenza cambierà tutto, che cambierà il nostro modo di pensare e le priorità della nostra vita, è anche il caso che ci induca a comportamenti diversi nei confronti di quella collettività di cui facciamo parte.

L’evasione fiscale non l’hanno sinora sconfitta i controlli sempre più severi o la tecnologia sempre più pervasiva e neppure i vari spesometri o redditometri. Può sconfiggerla, o comunque limitarla significativamente, solo una presa di coscienza individuale.

In momenti come questi, davanti alle scelte drammatiche di non riuscire a poter curare tutti, la sensazione di non aver fatto fino in fondo la propria parte deve darci la consapevolezza che si può e si deve essere migliori anche da questo punto di vista.

Claudio Siciliotti
@csiciliotti
@claudio.siciliotti

22/03/2020 Il Messaggero Veneto